Le reazioni

Speranza blocca lo sci, Cirio: "A 12 ore dalla riapertura è una mancanza di rispetto inaccettabile"

La decisione di non riaprire gli impianti arriva come un fulmine a ciel sereno. Immediata la risposta, all'unisono, dei comprensori sciistici Cuneesi.

Speranza blocca lo sci, Cirio: "A 12 ore dalla riapertura è una mancanza di rispetto inaccettabile"
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Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021. Una decisione improvvisa e sorprendente che ha scatenato l'ira di tutto il settore dello sci. La reazione del governatore della Regione Piemonte, Alberto Cirio, non si è fatta attendere: "A 12 ore dalla riapertura è una mancanza di rispetto inaccettabile".

In copertina, uno scatto di un impianto sciistico fermo dal profilo di Uncem (Unione Nazionale Comuni, Comunità, Enti montani), nella cui didascalia afferma: "Non splenderà il sole oggi".

Il Ministro della Salute blocca lo sci

Avrebbero dovuto riaprire anche in Piemonte oggi, 15 febbraio 2021, gli impianti da sci, con una capienza del 30 per cento. Ma proprio nella giornata di ieri, a 12 ore dalla ripartenza, è arrivato lo stop a questa decisione da parte del Governo, almeno fino al 5 marzo.

IL COMUNICATO DEL GOVERNO:

Come si legge dal comunicato governativo, la decisione di bloccare la riapertura degli impianti sciistici arriva dal fatto che la variante inglese del Covid-19, al momento, rappresenta una percentuale media del 17,8%sul numero totale dei contagi e la preoccupazione per la diffusione di questa e altre varianti ha portato all'adozione di misure analoghe in Francia e in Germania.

Nel verbale del 12 febbraio scorso, il CTS (Comitato Tecnico Scientifico) aveva affermato, in riferimento alla riapertura degli impianti sciistici nelle zone gialle:

"Allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive vigenti, incluse quelle per il settore sciistico amatoriale".

Cirio tuona: "Manca di rispetto inaccettabile"

Si è fatta prontamente sentire la replica della Regione Piemonte, attraverso le parole del suo governatore, Alberto Cirio:

"Sono allibito da questa decisione che giunge a poche ore dalla riapertura programmata per domani. Il Comitato tecnico scientifico nazionale soltanto dieci giorni fa, il 4 febbraio, aveva stabilito che in zona gialla da lunedì 15 si sarebbe potuto sciare. Su queste direttive il Piemonte si è mosso, nel rigoroso rispetto delle regole. Regole che non possono cambiare tutte le settimane. E, soprattutto, i dati aggiornati sulla situazione epidemiologica sono in possesso del Cts e del Governo da mercoledì".

Una decisione giunta all'improvviso e che ha lasciato basiti tutti quanti:

"Mi chiedo se non fosse il caso - riprende il governatore Cirio - di fare queste valutazioni prima, invece di aspettare la domenica sera. È una mancanza di rispetto inaccettabile da parte dello Stato che dovrebbe garantire i suoi cittadini, non vessarli. Parliamo di imprese che hanno già perso un intero anno di fatturato, messe in ginocchio dalla pandemia e che hanno usato gli ultimi risparmi, ammesso di averli ancora, per anticipare le spese necessarie alla riapertura. In questi giorni è stato assunto personale, sono state battute le piste, pre-venduti i biglietti e prese le prenotazioni. Come si può pensare di cambiare idea la sera prima? I palazzi romani sono ancora sulla terra o si sono trasferiti su un altro pianeta?"

Il primo rappresentante regionale del Piemonte, che da sempre ha sposato la linea guida della prudenza, di fronte a questa scelta governativa sullo sci si ritrova ad esprimere il suo parere contrastante. La sua preoccupazione si focalizza sui danni alle imprese che si accumuleranno a quelli già esistenti:

"La prudenza, fin dall’inizio di questa terribile emergenza sanitaria, è stata nella mia regione la guida, così come il rispetto delle regole. Abbiamo assunto spesso decisioni più restrittive, consapevoli del sacrificio che chiedevamo ma anche del bisogno di tutelare la vita. E anche in questo caso abbiamo atteso diligentemente le decisioni del governo, prima di intervenire con una mia ordinanza, che aveva comunque limitato la capienza degli impianti al 30%. Oggi cambia tutto. Ciò che contesto non è il merito, ma il metodo. Chi li pagherà i danni? Come se quelli già subiti non fossero abbastanza. Mi attiverò immediatamente per quantificarli e ho già convocato per domani una giunta straordinaria, perché il mondo della neve del Piemonte non può rimanere solo, merita rispetto. Mi aspetto che chi ha preso questa decisione in questo modo, a poche ore dalla riapertura, si faccia carico anche delle conseguenze economiche. Di certo se questo è il modo con cui il nuovo governo pensa di sostenere le nostre imprese e i nostri cittadini, c’è da preoccuparsi fortemente".

La rabbia dei comprensori Cuneesi

Rabbia e delusione. Sono queste le principali reazioni che giungono dai comprensori sciistici Cuneesi. Uniti in un solo coro, esprimono il loro parere circa i modi e i tempi con cui è stata ufficializzata la decisione di impedire la riapertura degli impianti da sci. Così si esprime la stazione di Artesina Mondolé Ski:

"A 12 ore dalla riapertura ci arriva la comunicazione dello stop delle attività sciistiche amatoriali. È da novembre che siamo pronti ad Artesina per aprire gli impianti della nostra stazione sciistica, non abbiamo messo nessuno dei nostri dipendenti in cassa integrazione e abbiamo aspettato fino al 7 gennaio, poi ci è stato detto di aspettare fino al 18 gennaio, poi ci è stato detto di aspettare fino al 18 febbraio poi finalmente il CTS ha approvato il protocollo dell’apertura impianti, nonostante la stagione per noi fosse totalmente compromessa ci siamo organizzati per aprire tutti gli impianti, abbiamo fatto tutte le verifiche tecniche, abbiamo assunto personale, abbiamo fatto partire la vendita degli skipass online, abbiamo fatto pubblicità, comunicati stampa ecc, oggi 14 febbraio il CTS DICHIARA : “Non ci sono le condizioni per aprire le stazioni sciistiche” fa sapere e conclude “ la decisione spetta alla politica”. A 12 ore dall’apertura prevista degli impianti trapela che il governo ha deciso di emettere un decreto per la chiusura al pubblico. Questo è poco serio e non rispetta il lavoro di un settore che occupa migliaia di persone. Chi prende queste decisioni si deve vergognare perché non c’è nessun rispetto del lavoro degli altri. Inoltre a oggi non c’è nessuna certezza di ristori che consentano di affrontare l’emergenza che si è creata a causa della mancata apertura".

Anche Pian Muné fa eco alla contestazione:

"Non contestiamo la scelta. La salute è un diritto da difendere. Contestiamo i modi. Contestiamo i tempi. Contestiamo la mancanza di rispetto. Contestiamo l'accanimento con la montagna. Contestiamo la continua battaglia che dobbiamo fare da soli. Contestiamo l'indifferenza. Noi questa mattina siamo qui. Perché noi gli impegni siamo abituati a rispettarli e a onorarli. Abbiamo accettato da subito di affrontare un lungo periodo di rinuncia e sacrificio. Eravamo disposti a chiudere in pari. Eravamo disposti a fare di tutto per arrangiarci da soli e restare a galla. Lo Stato dovrebbe prendersi cura di noi. Non mollarci così. Siamo indignati, offesi e arrabbiati. Qui il lavoro continua. I nostri progetti proseguono e continueranno a crescere. Questa è la nostra rivoluzione. Andare avanti nonostante chi dovrebbe prendersi cura di noi ci prende in giro".

Meno parole, ma medesima rabbia anche per l'impianto di Sampeyre 365:

"Impianti chiusi: Caro governo, però così non vale! A 12 ore dall’apertura stagionale quando le piste erano battute, messe in sicurezza ed aver speso molte ore per garantire ai nostri utenti una giornata con i fiocchi, c’è giunta la notizia della chiusura forzata fino al 5 marzo. ...Siamo senza parole!! Nei prossimi giorni pubblicheremo tutte le linee guida per ottenere il rimborso dei biglietti già acquistati".

 

 

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