Licenziata la legge di bilancio regionale, ma il futuro non sembra roseo

Andrea Cane: "Se dovessimo infatti usare il modo di dire “Rose e Fiori”, potremmo invece dichiarare, pochissime rose e magari tanti fiori ma senza petali, insomma una sfioritura generale".

Licenziata la legge di bilancio regionale, ma il futuro non sembra roseo
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Licenziata la legge di bilancio regionale, il rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2018 dice che ci sono stati dei miglioramenti ma la situazione non è rosea.

Licenziata la legge di bilancio regionale

Il 2018 si chiude con un totale a pareggio di oltre 13,842 miliardi di euro. L’ente chiude con un avanzo economico di oltre 113 milioni di euro, destinando una parte rilevante di entrate correnti al finanziamento di spese in conto capitale.
Se si confrontano i dati del 2018 con quelli del 2017, si vede sostanzialmente un miglioramento dell‘incidenza delle entrate proprie e dei trasferimenti da terzi a fronte di una riduzione dell’incidenza delle spese correnti sul totale delle spese.

In via di miglioramento

“Migliorato per quanto ancora da migliorare nel corso del 2019 – commenta il vicepresidente della IV Commissione in Regione Andrea Cane -, è l’indicatore di tempestività dei pagamenti che da valori superiori a 40 giorni, nel 2018 è sceso a 18,96 giorni di ritardo rispetto alle tempistiche contrattuali. Certamente il dato deve essere migliorato ancora, ma anche solo con riferimento al secondo trimestre 2019, il medesimo si è attestato sui valori introno a 16 giorni di ritardo”.

Situazione delicata

“Detto ciò  – prosegue Andrea Cane – tuttavia la situazione ereditata dal passato è tutto fuorchè ovattata e beata rispetto a come hanno voluto presentarci alcuni colleghi di Sinistra durante la riunione della prima Commissione sul bilancio e anche nel corso dell’audizione dell’Assessore alla Sanità tenutasi ieri in Quarta Commissione. Se dovessimo infatti usare il modo di dire “Rose e Fiori”, potremmo invece dichiarare, pochissime rose e magari tanti fiori ma senza petali, insomma una sfioritura generale Signor Presidente!
Visto che infatti mancano sempre gli argomenti e si tende spesso a citare il precedente Governo di Centrodestra, insediatosi il 9 aprile 2010, specifico che lo stesso Governo dovette raccogliere in eredità “i cocci” della gestione Bresso e fu costretto a firmare subito il piano di rientro il 2 agosto 2010. Il Governo Chiamparino ha poi proseguito il piano di rientro, nel solco tracciato dal precedente Governo di centrodestra.
Ciononostante, una certa stampa di parte ha voluto attribuire, negli anni, all’appena insediato Governo della nona legislatura la responsabilità del piano di rientro e di tutto ciò che questo ha comportato a danno della sanità regionale e dei suoi lavoratori. Questa spudorata menzogna, più volte ripetuta, ha finito per convincere alcuni piemontesi che la sinistra, invece di aver generato le condizioni necessarie al piano di rientro 2010-2017, abbia invece salvato, da sola, il Piemonte”.

Il Governo Chiamparino

“Negli ultimi anni del Governo Chiamparino i costi della sanità piemontese, purtroppo, non sono stati monitorati a sufficienza e non vi è stata una corretta programmazione delle risorse.
Abbiamo quindi appreso, durante la campagna elettorale 2019, che, al di là dei proclami e degli auto-incensamenti di sinistra, i bilanci delle ASR 2018 presentavano una perdita complessiva netta di oltre 161 milioni di euro.
Le risorse necessarie a coprire queste perdite, sia chiaro, non erano tutte disponibili, e la Regione ha dovuto intaccare pesantemente le disponibilità residue degli anni precedenti.
Il bilancio di previsione predisposto dalle ASR (Aziende Sanitarie Regionali) entro il 3 giugno 2019 riporta una perdita attesa (a sostanziale parità del finanziamento 2018), per il 2019, di 454 milioni di euro. Questi bilanci di previsione sono stati relazionati e firmati dai Direttori Generali delle Aziende Sanitarie Regionali (nominati dal Centro Sinistra), prima che il nostro Presidente nominasse i componenti della Giunta. I 454 milioni non sono il risultato di un esercizio di contabilità in Excel, ma di una vera richiesta di denaro alle deboli casse regionali.
Anche questa è, a tutti gli effetti, un’eredità che l’attuale governo ha dovuto acquisire. La perdita complessiva attesa per il 2019, di 454 milioni, su un finanziamento di circa 8 miliardi di euro l’anno, ha suscitato e suscita comprensibili preoccupazioni per l’Assessore Icardi e richiederà un grande sforzo ai manager delle ASR ed alla Regione per limitare le perdite.
In questo senso bene ha fatto la Giunta, con la DGR (deliberazione della giunta regionale, n.d.r.) del 19 luglio 2019, ad assegnare ai direttori generali un obiettivo di bilancio che trae la sua misurazione dai costi del bilancio consuntivo precedente (e non dai bilanci di previsione)”.

L’incognita dei “bond Bresso”

“L’ex giunta Bresso decise di finanziarsi emettendo sul mercato oltre 2 miliardi di euro di bond, proteggendosi con strumenti “derivati”.
Qualche anno fa in un tribunale di Londra si discuteva se invalidare o meno un contratto da parecchi milioni: la Regione diceva che chi lo aveva firmato non parlava l’inglese abbastanza bene per capirlo.
Non solo, perché secondo gli avvocati dell’ente l’allora assessore al Bilancio «parlava un inglese molto limitato e non ci si poteva aspettare che leggesse e capisse l’accordo che stava mettendo in atto».
La cosa peggiore, è che il Pd ai tempi non solo non ricordasse questo piccolo particolare da oltre 2 miliardi di euro, ma che avesse anche premiato Mercedes Bresso, mandandola al Parlamento europeo.
I fatti risalgono al 2006. Allora la Giunta di centrosinistra guidata da Mercedes Bresso e dall’allora Assessore al Bilancio Peveraro decise di finanziarsi emettendo sul mercato oltre 2 miliardi di obbligazioni. Per proteggersi da eccessive variazioni dei tassi di interesse dei titoli di debito, la regione firmò con le banche Merrill Lynch, Dexia e Intesa Sanpaolo alcuni contratti di derivati, strumenti di ingegneria finanziaria che scommettono sulle variazioni del mercato cercando di limitare le perdite in caso di impennata dei tassi di interesse. La regione Piemonte però la sua “scommessa” l’ha persa, trovandosi a pagare interessi molto alti sui propri bond. Dal gennaio 2012 ha smesso però di pagare le rate alle tre banche sostenendo di essere stata truffata. Secondo la Regione, gli istituti di credito non avrebbero fatto tutto il necessario affinché quei contratti fossero compresi prima della firma.
È quindi necessaria e doverosa per il futuro immediato una verifica di quella che è la reale situazione del bilancio regionale, su cui grava un debito causato anche dai derivati “Bresso”, di cui siamo fortemente preoccupati e che rende ancora più difficile il nostro agire”.

Il grattacielo della Regione

“Non dimentichiamoci poi del “grattacielo delle grane” – conclude Cane -, la nuova sede regionale, che dopo diverse varianti sarebbe lievitata ad un costo di circa 250 milioni di euro e che attualmente non è ancora in uso. A livello legale i carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino hanno notificato dieci avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di due funzionari e due ex funzionari della Regione Piemonte e di sei amministratori di società ritenuti, a vario titolo, responsabili di abuso d’ufficio in concorso, inadempienza contrattuale in concorso, peculato in concorso e falso ideologico”.

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