Nocciole, produzione media scesa del 60% rispetto al 2021
La stagione produttiva a giugno sembrava promettere bene, con i rami carichi di frutti. Poi, alcune gravi difficoltà hanno compromesso in modo disastroso l’annata.
In Piemonte sono 9.000 le aziende agricole che coltivano le piante di nocciole. La “Granda” è la prima provincia sul territorio regionale, con 4.700 imprese del settore e oltre 16.000 ettari occupati dalla coltura. La stagione produttiva a giugno sembrava promettere bene, con i rami carichi di frutti. Poi, alcune gravi difficoltà hanno compromesso in modo disastroso l’annata.
Infatti, secondo quanto comunicato dalla Cia, "numerose nocciole non hanno completato il ciclo di maturazione e sono state espulse naturalmente dalle piante".
Il caldo e la siccità
Il caldo e la siccità hanno provocato uno stress climatico che non ha consentito in molti casi al frutto di riempire totalmente il guscio.
"I forti temporali - fa sapere la Cia - con il vento di inizio agosto hanno spaccato tanti rami contribuendo in modo sostanziale alla mancata produzione".
Sottolinea Silvio Chionetti, vicedirettore e responsabile dell’area tecnica provinciale della Cia Cuneo:
“Rispetto allo scorso anno la media è del 60% in meno di prodotto: 8-9 quintali a ettaro contro i 20-22 di una stagione normale. Quindi, un calo nettissimo. Anche se la qualità di quanto è stato raccolto è comunque mediamente buona”. Un problema, a cui si aggiunge quello del prezzo di vendita? “Purtroppo lo smercio della nocciola stenta a partire. Le aziende trasformatrici stanno comprando poco. E le contrattazioni effettuate nell’ultimo mese hanno subito ancora dei ribassi nei confronti del prezzo battuto inizialmente: dagli 8 euro a punto resa, adesso siamo sui 7 euro”. Quindi, le spese di produzione? “Non vengono assolutamente coperte sia per la scarsa quantità di prodotto raccolta, sia per il basso prezzo di vendita”. A questo punto, le prospettive del settore per il prossimo anno? “Al momento non sono buone. Ma c’è la voglia di andare avanti continuando a seguire il percorso della qualità portato avanti dai produttori della nocciola di Langa, che ha dato lustro all’intero comparto. Forse, però, è anche necessario iniziare a pensare a un rinnovamento dei noccioleti, perché alcuni sono stati impiantati molti anni fa e hanno bisogno di una ristrutturazione in quanto non sono più performanti”.
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