Confagricoltura, fitofarmaci: “La proposta della Commissione europea penalizza le aziende italiane”
ll presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia: “Non tiene conto del mutato scenario internazionale e degli sforzi fatti negli ultimi anni dal nostro Paese per la sostenibilità”.
“L’obiettivo di riduzione degli agrofarmaci, mutuato dalla strategia Farm to Fork, non è definito sulla base di solide evidenze scientifiche e, pertanto, non è noto se possa effettivamente concorrere all’obiettivo di un’agricoltura moderna e realmente sostenibile. Inoltre, la valutazione di impatto della Commissione europea è stata eseguita prima dell’invasione russa dell’Ucraina per cui non tiene conto del mutato scenario internazionale, così come non considera i diversi tipi di agricoltura e delle condizioni agronomiche e metereologiche dei Paesi della UE”, Confagricoltura Cuneo, attraverso il suo presidente Enrico Allasia, boccia la proposta di Regolamento presentata dalla Commissione che andrà a sostituire la direttiva sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e che prevede, entro il 2030, l’utilizzo da parte dell’Europa della metà degli agrofarmaci rispetto ad un triennio di riferimento, con diminuzioni diversificate per ogni Stato membro.
Le stime di Bruxelles
Secondo le prime stime comunicate da Bruxelles, si legge in una lettera trasmessa da Agrinsieme ai deputati al Parlamento europeo, l’Italia dovrà raggiungere un obiettivo di riduzione del 62% dei prodotti fitosanitari (il più elevato in assoluto) e del 54% di quelli più pericolosi; ciò deriva dalle forti criticità riscontrate sui dati presi come riferimento dalla Commissione europea, che appaiono fortemente contraddittori e penalizzanti per il nostro Paese.
“Un’impostazione non in linea con gli sforzi già portati avanti negli ultimi anni dal nostro Paese e che non tiene conto del livello qualitativo raggiunto dalla nostra agricoltura – riprende Allasia –. Il settore non è contrario ad una diminuzione ed al miglioramento delle condizioni di utilizzo di questi prodotti, ma tale processo deve essere graduale e intrapreso solo laddove vi siano alternative percorribili. Una di queste, ad esempio, potrebbe essere rappresentata dalle nuove tecniche di ibridazione genetica, per le quali è indispensabile accelerare il percorso europeo per la loro adozione, così come anche l’applicazione a largo raggio dell’agricoltura 4.0 che, nonostante le sue enormi potenzialità, ad oggi è ancora poco diffusa”.
Sempre Agrinsieme evidenzia come le criticità della proposta non riguardino solo gli obiettivi di diminuzione dei prodotti fitosanitari.
“Viene trasferito e centralizzato gran parte del processo decisionale alla Commissione, creando una dipendenza totale dalle decisioni della stessa, in materia soprattutto di agricoltura integrata – sottolinea Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e coordinatore nazionale di Agrinsieme –. Così come si introducono divieti generalizzati di utilizzo dei prodotti fitosanitari in alcune aree dove normalmente viene praticata un’agricoltura produttiva che necessita del supporto dei mezzi tecnici”. L’associazione ritiene quindi auspicabile sospendere il processo di approvazione della proposta di regolamento per procedere a studi di impatto approfonditi per raggiungere una riduzione che persegua al contempo la sostenibilità, la salvaguardia del potenziale produttivo delle aziende agricole e la sicurezza alimentare per i cittadini europei e del mondo. “È altresì opportuno evitare eccessive burocratizzazioni, sia a livello di definizione dei disciplinari di produzione integrata, sia nella gestione dei prodotti fitosanitari a livello aziendale – conclude Giansanti –. Allo stesso tempo, obiettivi tanto ambiziosi, dovrebbero essere accompagnati da una politica in grado di applicare gli stessi standard produttivi in materia fitosanitaria ai prodotti importati dall’estero”.