La morte sfiorata per una pasticca.

Sala gremita di ragazzi all’incontro con Giorgia Benusiglio organizzato al Cinema Vittoria di Bra.

La morte sfiorata per una pasticca.
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Sala gremita di ragazzi all’incontro con Giorgia Benusiglio organizzato al Cinema Vittoria di Bra nella mattina di ieri, martedì 19 marzo. Giorgia ha raccontato la sua storia: miracolosamente salvata a 17 anni, grazie a un trapianto di fegato, dopo aver assunto una mezza pastiglia di ecstasy, tagliata con veleno per topi e piombo.

Da quel momento ha trasformato questa drammatica esperienza in una lezione di vita, impegnandosi in una lunga attività di prevenzione e di sensibilizzazione contro le droghe.

"Faccio questo per dare una corretta informazione a tanti giovani come voi, quella che io all’epoca non ho ricevuto. Tutti sanno che le droghe fanno male, ma pochissimi sanno che basta una sola assunzione per rovinarsi".

Giorgia prima della pasticca

Siamo alla fine degli anni Novanta, Giorgia Benusiglio ha sedici anni, è una ragazza sveglia, brava a scuola e con una famiglia unita alle spalle. Ha appena letto I ragazzi dello zoo di Berlino e Alice: i giorni della droga, ha visto Trainspotting. La droga la incuriosisce: non capisce come una persona possa arrivare a farsi così male e in nome di che cosa. Una sera esce con gli amici e tra le mani le capita mezza pastiglia di ecstasy.

Le tragiche conseguenze di una pasticca

Basta quella mezza pasticca per mandare in tilt il suo corpo: colpita da epatite fulminante, Giorgia viene ricoverata d’urgenza. Il suo fegato è in necrosi, il trapianto è necessario. Per settimane la sua vita rimane appesa a un filo. I medici perdono le speranze, Giorgia riceve l’estrema unzione due volte. Poi le cose, piano piano, migliorano. I farmaci da prendere sono moltissimi e le possibilità di contrarre ulteriori malattie aumenta (e, in effetti, tre anni dopo le viene diagnosticato un tumore). Giorgia non riesce più a mangiare, arriva a pesare 27 chili. L’ospedale diventa la sua seconda casa: «Trapianto è una parola meravigliosa per una persona che è malata e attende un organo: ti fa rinascere. Ma quando sei sano e per una cavolata perdi il tuo benessere, diventi un paziente a vita. E allora le cicatrici interne, più dolorose, si aggiungono alle ferite sul corpo».

“La mia seconda volta”

In anteprima, per la provincia di Cuneo, la proiezione del film “La mia seconda volta”, era inserita nel progetto “CineGuala”, finanziato dal “Piano nazionale del cinema per la scuola” con il bando “Cinema per la scuola – buone pratiche, rassegne e festival”, col patrocinio del Miur e il Ministero Beni e Attività Culturali e Turismo.

Lo scopo è stato quello di far arrivare agli studenti degli istituti braidesi E. Guala, V. Mucci e San Domenico Savio l’appello di una giovane che è stata adolescente come loro e a loro si rivolge in modo diretto, semplice.

Giorgia Benusiglio oggi

Oggi Giorgia Benusiglio ha 36 anni, è laureata in Scienze della Formazione e lavora come testimonial anti-droga. Racconta la sua storia a centinaia di ragazzi ogni giorno:

"Nell’adolescenza ci sentiamo invincibili e pensiamo che le tragedie succedano solo agli altri. Anche io a 16 anni ero convinta di avere il mondo in mano, di poter gestire la mia vita, ma non è andata così! Ho rischiato di buttarla via, la mia vita", scrive Giorgia in un post sulla sua pagina Facebook. Inizialmente era il papà Mario a girare nelle scuole per raccontare la storia di Giorgia, poi lei decide di seguirlo: "Avevo paura del giudizio della gente e non volevo ricordare. Ma poi ho capito che quella poteva essere la mia missione".

“Volevo fare un film che parlasse, non solo di tossicodipendenza, ma anche di uso occasionale, affinché sempre meno ragazzi potessero vivere l’incubo che ho vissuto io e, soprattutto, anche i vostri genitori. Perché, quando si fanno delle sciocchezze, si crea un effetto domino: coinvolgiamo non solo noi stessi, ma anche tutto il nostro nucleo famigliare e chi ci vuole bene”.

Si è salvata solo grazie a un trapianto tempestivo di fegato. L’organo donato a Giorgia apparteneva ad Alessandra, una 19enne deceduta in seguito ad un tragico incidente stradale proprio nelle ore in cui lottava per la vita. Ma da quel giorno rivive in lei.

La sua rinascita l’ha portata anche a scrivere pagine importanti che parlano dal profondo del cuore. “Io non smetto” edito da Piemme è un volume dalla forza dirompente, scritto con la profondità e la delicatezza di chi ha ancora tanti progetti da realizzare. Un libro che ogni adolescente, genitore, insegnante o educatore non dovrebbe perdersi.

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