Torture in carcere a Cuneo: indagati 23 agenti penitenziari
I radicali: "Se le ipotesi di reato venissero confermate, saremmo di fronte ad una gravissima violazione non solo della legge ma anche dei diritti umani dei detenuti"
A Cuneo 23 agenti di polizia penitenziaria sono stati iscritti nel registro degli indagati: tra i reati contestati anche quello di tortura. Gli avvisi di garanzia sono stati consegnati nei giorni scorsi.
La senatrice Cucchi
Ilaria Cucchi, senatrice dell'Alleanza Verdi e Sinistra ha dato risonanza alla questione, cogliendo l'occasione per evidenziare quanto sia importante mantenere il reato di tortura: "23 agenti di polizia penitenziaria - scrive Cucchi - sono accusati dalla procura di Cuneo. Secondo la pubblica accusa, la casa circondariale della città sarebbe stata teatro di più reati, tra cui quello di tortura. La giustizia farà il suo corso, si dice in questi casi. Ma intanto trovo allucinante che i poliziotti, con accuse gravissime siano ancora in servizio, nella stessa struttura. A fianco di quelli che hanno denunciato e, se venisse confermato, subito le violenze".
Il reato di tortura
"Spostare gli agenti in un’altra sede dovrebbe essere il minimo prosegue poi la senatrice - Inserire una norma che regoli casi come questo, un altro passo di civiltà. Purtroppo con il governo attuale è un’utopia, ma questo non deve farci desistere. Ma poi c’è anche un’altra cosa
Questa è l’ennesima occasione per accendere l’attenzione sulla campagna della destra contro il reato di tortura. Se non ci fosse questo reato, che il governo intende levare dal nostro ordinamento, per gli agenti che si renderanno artefici delle violenze si aprirà la strada dell’impunità. E si farà un salto indietro nel tempo, quando eravamo tutti più soli davanti agli abusi della polizia. Come a Genova, vent’anni fa, quando ci ricordiamo tutti come è andata a finire".
"I diritti dei detenuti, i diritti di tutti, dipendono dalla nostra possibilità di prevenire e difenderci da chi può farci violenza. Lo Stato, le forze di polizia, sono tra questi. Quello che è capitato a Stefano, a Federico, me lo ricorda ogni giorno. Perché non ricapiti più niente del genere, il reato di tortura deve stare lì, al suo posto. A differenza degli agenti denunciati e di quelli colpevoli" conclude Cucchi facendo riferimento alla drammatica vicenda del fratello Stefano e a quella di Federico Aldovrandi, entrambi uccisi per mano di uomini delle Forze dell'ordine.
Le parole del sindacato Uilpa Polizia
"Apprendiamo che oltre venti appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Cuneo sarebbero indagati dall'autorità giudiziaria per la presunta commissione di gravi e infamanti reati, fra cui pure quello di tortura, nei confronti di alcuni detenuti. Anche in questo caso riponiamo incondizionata fiducia nella magistratura e negli organi inquirenti, chiedendo che facciano al più presto piena luce sull'accaduto nella speranza che tutti gli agenti coinvolti riescano a dimostrare la correttezza del loro operato. Tutto questo, pero', a prescindere da quella che sarà la verità processuale, dimostra ancora una volta la totale disfunzionalità del sistema penitenziario e una persistente e strisciante emergenza mai affrontata compiutamente dalla politica. Anche per questo chiediamo al governo Meloni e al ministro Nordio riforme immediate e investimenti mirati".
Così Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.
I radicali cuneesi
Sulla questione sono intervenuti anche i radicali di Cuneo dell'Associazione G. Donadei. Queste la nota diffusa con le parole di Filippo Blengino e Alice Depetro:
Da convinti garantisti quali siamo, non possiamo che attendere il lavoro della magistratura affinché si faccia chiarezza su quanto successo alla Casa circondariale di Cuneo. Se le ipotesi di reato di tortura venissero confermate, saremmo di fronte ad una gravissima violazione non solo della legge ma anche dei diritti umani dei detenuti. Conosciamo molto bene il carcere di Cuneo, lo abbiamo visitato più volte in questi anni. Non bisogna assolutamente macchiare il lavoro del personale della Polizia Penitenziaria che ogni giorno vive condizioni molto difficoltose, ma ipotizzare di abolire il reato di tortura, come fatto più volte da alcuni esponenti politici, è un errore imperdonabile e rischia proprio di scalfire quel lavoro difficoltoso. Nell’ambito dell’iniziativa Devi Vedere di Radicali Italiani, invieremo al DAP (Dipartimento Amministrazione penitenziaria: ndr) una richiesta per visitare il carcere nelle prossime settimane”.