Savigliano, giovane donna morì dopo il parto

Condannati per omicidio colposo tre medici, assolta l’ostetrica.

Savigliano, giovane donna morì dopo il parto
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Aveva dato alla luce la sua prima bimba il 21 aprile 2016, lei era morta poche ore dopo, per un arresto cardiaco. La giovane donna di soli 30 anni, era originaria di Saluzzo e residente da anni a Manta, deceduta all’ospedale «Santissima Annunziata» di Savigliano a causa di gravi complicazioni dopo il parto.

I fatti

"Dopo la nascita della bambina – ha spiegato Mirco Grillo, direttore della Sovrintendenza sanitaria dei presidi ospedalieri dell’Asl Cn1 – nata sanissima, la giovane mamma ha avuto un’inversione dell’utero che comporta un sanguinamento. Siamo intervenuti immediatamente per bloccare l’emorragia. La paziente è stata portata in sala operatoria per l’asportazione dell’utero stesso, ma è a questo punto che c’è stato un arresto cardiaco e non è stato possibile rianimarla".

Medici condannati

Tre medici dell’ospedale Santissima Annunziata di Savigliano sono stati condannati dal tribunale di Cuneo per omicidio colposo rispettivamente a 9 e 6 mesi, con i benefici della sospensione condizionale della pena e, per due di essi, la non menzione nel casellario giudiziario. Assolta l’ostetrica.

Il giudice Sandro Cavallo ha inoltre condannato i medici in solido con il responsabile civile al pagamento di 300.000 mila euro per la bambina, 200.000 per il marito a titolo di provvisionali. Ai genitori della giovane morta andrà un risarcimento di 200.000 euro ciascuno, e di 75.000 per il fratello.

Per il pm Chiara Canepa, che aveva chiesto la condanna a 2 anni di reclusione, invece la giovane donna era morta in seguito all’operato dei sanitari che avevano agito con “negligenza imperizia e imprudenza” nel gestire le due criticità intervenute nella fase post parto. La prima, derivante da manovre “intensive e incongrue” eseguite dalla ginecologa che non andrebbero compiute se la placenta non si è ancora completamente distaccata.

La posizione dell'ospedale

L’avvocato Gian Maria Nicastro, per l’ospedale Santissima Annunziata, responsabile civile, dopo aver espresso umana solidarietà e comprensione per i parenti ha sostenuto che le manovre furono eseguite correttamente, cosi come la tempistica, “logica” considerati gli eventi. Le manovre manuali non sarebbero state la causa dell’inversione uterina, evento, come avevano evidenziato anche i consulenti dell’avvocato della difesa Luciano Aimar, “rarissimo”.

I medici si erano attenuti a ciò che è previsto dalle linee guida in questi casi. Il decesso per arresto cardiaco potrebbe essere stato causato dalla somministrazione di farmaci uterotonici adoperati per prevenire o trattare le emorragie post partum “necessari in casi come questo anche se molto pericolosi perché possono determinare un arresto cardiaco.

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