Gdf, "operazione Catene": sfruttamento del lavoro in vigna. In manette due coniugi macedoni titolari di una nota cooperativa agricola
Le accuse: intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, atti persecutori, maltrattamenti e percosse.
I Carabinieri delle Compagnie di Alba (CN) e Canelli (AT) ed i Finanzieri del Gruppo di Bra (CN), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Asti su richiesta della locale Procura della Repubblica, traendo in arresto due coniugi di 42 e 37 anni di origini macedoni, titolari di una cooperativa operante nella fornitura di forza lavoro in agricoltura per conto terzi.
Le denunce
Nel corso delle indagini - durate alcuni mesi, scaturite da una serie di denunce presentate da alcuni lavoratori agricoli ai Carabinieri della Stazione di Santo Stefano Belbo (CN) e sviluppate, per gli aspetti economico- finanziari, dalla Guardia di Finanza braidese - sono stati raccolti diversi indizi di reità a carico degli indagati secondo cui questi reclutavano manodopera straniera, principalmente di origine africana e balcanica, al fine di occuparla nei lavori stagionali in vigna nelle zone a confine tra le Langhe e l’astigiano, ponendola in condizioni di pesante sfruttamento, collocando i braccianti in sistemazioni alloggiative fatiscenti ai limiti dell’insalubre, non osservando le norme sulla sicurezza, costringendoli a condizioni lavorative e di vita degradanti e sfruttando economicamente il loro lavoro.
Turni di lavoro massacranti
È emerso inoltre che i lavoratori, ogni giorno della settimana e senza riposo, erano costretti anche a turni massacranti di oltre dieci ore di lavoro continuative, che non potevano allontanarsi autonomamente dal luogo di lavoro e che subivano aggressioni fisiche o minacce quando qualcuno di loro provava a ribellarsi a tale situazione. Per l’uomo si sono aperte quindi le porte del carcere, mentre per la moglie sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Le accuse
Entrambi dovranno difendersi dalle accuse di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, atti persecutori, maltrattamenti e percosse. In relazione al presente procedimento penale, si tiene a precisare che le indagini sono in corso di sviluppo, potendo emergere in futuro elementi di segno contrario rispetto a quelli sino ad ora raccolti, a favore quindi degli indagati, da presumersi innocenti sino a quando non sia pronunciata sentenza di condanna definitiva.