Commemorazione dei bambini "abortiti": è polemica a Savigliano
Cellula Coscioni Granda si è espressa in merito all'iniziativa svoltasi ieri nel cimitero di Savigliano: "Le scelte di una donna non sono sindacabili".
Cellula Coscioni Granda si è espressa in merito alla commemorazione dei "bambini morti prima di nascere" svoltasi ieri, martedì 1 novembre 2022, al cimitero di Savigliano.
Commemorazione dei bambini morti prima di nascere
Ieri, 1° novembre, si è svolta nel cimitero di Savigliano la "Commemorazione dei bambini morti prima di nascere". Un'iniziativa appoggiata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e dalle Diocesi di Saluzzo e che ha manifestato il disappunto della Cellula Coscioni Granda.
Ad essere commemorati, come recita il volantino firmato dall’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, dal Centro Aiuto alla Vita e dalle parrocchie saviglianesi, sono stati "i bambini morti per cause naturali e quelli che sono stati vittima d’interruzione volontaria di gravidanza, delle tecniche di fecondazione artificiale, dei contraccettivi abortivi e dell’aborto chimico con RU486".
QUI IL TESTO COMPLETO DEL VOLANTINO
"In occasione della commemorazione dei defunti, ad evento avvenuto, commentiamo con preoccupazione e sgomento l’iniziativa tenutasi a Savigliano, all’interno del Cimitero Comunale, di commemorazione dei Bambini Morti Prima di Nascere. Organizzazione di matrice Pro Life, anzi, AntiChoice", scrive in una nota la Cellula Coscioni della Granda. "L’istanza politica è chiara: la sentita necessità di avere un luogo dove piangere e far visita ai bambini mai nati, il desiderio di avere un cimitero di feti, “qualunque sia stata la causa”.
Nel volantino si legge un’antiscientifica e gravemente irrispettosa e violenta presa di posizione indistinta verso lutti perinatali (aborti spontanei di gravidanze cercate e volute), IVG, tecniche di procreazione medicalmente assistita, contraccettivi abortivi (contraddizione in termini) e aborto chimico".
"Dichiarazioni che colpevolizzano la donna"
"Dichiarazioni che colpevolizzano la donna e la rendono responsabile tout court verso la comunità del frutto del proprio utero, anche quando suo malgrado, sfocia in un aborto spontaneo.
Le scelte di una donna non sono sindacabili, l’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto e nessuno deve permettersi di dare sepoltura ad un feto senza espressa richiesta della gestante", conclude Cellula Coscioni Granda.