Succo di frutta alla pesca? Lo paghi 3 euro ma al produttore va 1 centesimo
La Coldiretti lancia l'allarme su agricoltura bistrattata con scarsa considerazione nei confronti del coltivatore.
Quando l'industria alimentare sfrutta la produzione oltre ogni decenza. E' questa la sintesi di un'analisi condotta da Coldiretti sulla frutticoltura nel cuneese.
La polpa delle pesche diventa oro solo per l'industria
La filiera industriale porta la polpa delle pesche coltivate con cura e passione dagli agricoltori cuneesi a diventare oro, ma solo per aziende e grande distribuzione.
A farsi sentire è Roberto Moncalvo di Coldiretti Cuneo:
«É invivibile questa situazione per i nostri produttori che ora sono costretti a conferire le pesche destinate alla trasformazione, ma che vengono pagate solo pochi centesimi. La polpa, trasportata poi fuori regione, viene utilizzata per preparare succhi di frutta e marmellate anche di grandi marchi che al consumatore vengono fatti ben pagare. Basti pensare che un succo di frutta al bar non costa meno di 3 euro e al produttore viene dato meno di 1 centesimo: è una vergogna. Eppure sugli scaffali della grande distribuzione le pesche continuano ad essere vendute a oltre 2 euro al chilo, la filiera dovrebbe iniziare ad interrogarsi seriamente. Oltretutto l’agroindustria percepisce finanziamenti grazie ad apposite misure del Psr. É questo il modo poi di tenere sotto scacco i produttori?».
Nel giugno scorso il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio si era impegnato ad attivare un Osservatorio regionale su prezzi e sulle dinamiche del mercato dell’ortofrutta piemontese.