Lettera di minacce spedita alla Lavazza: “Avveleneremo i vostri prodotti"

Il messaggio è chiaro: "Cosa vogliamo? Come voi, soldi… vogliamo 300mila euro” 

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La lettera, scritta in inglese, è stata spedita dal Belgio e ha come destinatario la Lavazza, il plico contiene anche una bustina di plastica con della polvere verde. La richiesta: "vogliamo 300mila euro o inquiniamo il caffè"

"Cosa vogliamo? Come voi, soldi… vogliamo 300mila euro"

"Siamo persone serie, non terroristi, non malati di mente ma uomini d'affare". Inizia  così la lettera spedita dal Belgio.  La lettera, scritta in inglese, al computer su un foglio A4, riporta un messaggio ben chiaro: “Avveleneremo i vostri prodotti, se non ci pagate. Cosa vogliamo? Come voi, soldi… vogliamo 300mila euro”  da versare in un’unica soluzione entro il prossimo 20 maggio, su un conto elettronico di Bitcoin. Oppure inizierà la rappresaglia sui prodotti in vendita.

Queste le minacce fatte recapitate al quartier generale della Lavazza, a Torino, e alla Caffè Vergnano, a Santena (Torino). Ma anche alla Ferrero, la multinazionale della Nutella che ha sede ad Alba (Cuneo), alla Illy e ad una azienda lombarda del settore cosmesi.
Non si esclude nessuna ipotesi, si segue anche la pista per capire se vi è un collegamento con i plichi esplosivi di matrice anarco-insurrezionalista recapitati alla sindaca di Torino Chiara Appendino.

La sostanza verde è oleandrina

Il plico contiene una bustina di plastica con della polvere verde, che è stata consegnata all’istituto Zooprofilattico per le analisi del caso.

La sostanza verde è oleandrina, una sostanza vegetale capace di procurare nausea e diarrea, ma anche aritmia fino all’arresto cardiaco.
“Non vi fate ingannare dall’aspetto: diluito o meno, il veleno è molto efficiente. Come saprete – continua la lettera – è molto semplice introdurre un po’ di veleno, in polvere o liquido, in uno dei vostri prodotti che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Riuscite ad immaginare gli effetti disastrosi, per l’immagine della vostra compagnia, se i clienti iniziassero a morire avvelenati…”.

I dipendenti della Lavazza in isolamento

Sono sette i dipendenti della Lavazza, operatori dell’ufficio postale all’interno del nuovo quartier generale dell’azienda, la ‘Nuvola’ di Torino, rimasti per tutto il giorno in isolamento a scopo precauzionale. E mentre la polverina veniva esaminata dall’Istituto Zooprofilattico, secondo cui non si tratta di una sostanza radioattiva, trasmissibile per via aerea o per contatto, è stattato un analogo allarme alla Ferrero.

La produzione non si è fermata

Le procedure d’emergenza attivate non hanno fermato la produzione dello stabilimento, proseguita regolarmente.  Nessun commento da parte delle aziende, che si dicono fiduciose nell’operato degli inquirenti, e massimo riserbo anche da parte di questi ultimi, impegnati a identificare gli autori delle minacce.

 

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