Furbetti dei buoni spesa nella Granda, sanzioni per 600mila euro
Individuate decine di autocertificazioni nelle quali si attestava falsamente di non possedere fonti di sostentamento finanziario al fine di ricevere i contributi economici elargiti dai Comuni.
In barba ai furbetti dei buoni spesa. Nella Granda, l'attività delle Fiamme Gialle ha consentito di individuare decine di autocertificazioni prodotte da altrettanti nuclei familiari, i quali hanno falsamente attestato di non possedere fonti di sostentamento finanziario per ricevere i contribuiti economici elargiti dai Comuni a contrasto della crisi generata dalla pandemia da Covid-19.
I furbetti dei buoni spesa
La lotta agli sprechi di denaro pubblico tutela la necessità di un utilizzo trasparente ed efficiente dei finanziamenti nazionali e comunitari, tanto più importante in un contesto emergenziale come quello che ancora stiamo vivendo. Per questo, nell’importante settore della Tutela della Spesa Pubblica, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cuneo ha intensificato i controlli per verificare la corretta erogazione dei cosiddetti “buoni spesa”, finanziati per fronteggiare la crisi economica legata al Covid-19, soprattutto avuto riguardo alle fasce meno abbienti della popolazione.
In particolare, le attività delle Fiamme Gialle della “Provincia Granda” si sono focalizzate, a fronte di migliaia di richieste di erogazione inoltrate dai cittadini ai Comuni, sulle posizioni contraddistinte da maggiori criticità, così come emerse da una vincente sinergia tra il Corpo e gli Enti territoriali.
Ciò ha permesso di individuare decine di autocertificazioni mendaci prodotte da altrettanti nuclei familiari, i quali hanno falsamente attestato di non possedere fonti di sostentamento finanziario e di trovarsi in condizione di difficoltà economica ed indigenza, tali da non consentire nemmeno il minimale approvvigionamento di beni fondamentali.
Sanzioni per 600mila euro
Ben diversa, invece, la situazione rilevata nel corso delle attività: le famiglie in questione, nel periodo in cui avevano presentato le suddette richieste, non solo avevano una composizione diversa da quella dichiarata, ma in molti casi più persone all’interno del nucleo risultavano percettrici di reddito oppure titolari o dipendenti di attività non soggette alla sospensione prevista dalla legislazione Covid-19. In altri ancora la situazione economica dei percettori è risultata addirittura migliorata nell’anno 2020 rispetto all’anno precedente.
In un caso, una donna, titolare d’impresa soggetta alla sospensione, non ha dichiarato che anche il marito fosse imprenditore, mentre 7 persone sono risultate già beneficiarie di altre prestazioni sociali agevolate integrative di reddito erogate da altri Enti pubblici. Numerosi, poi, i casi in cui i richiedenti hanno omesso di comunicare che il proprio coniuge percepisse redditi da lavoro dipendente.
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A tutti i responsabili è stata contestata l'indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e sono state rilevate sanzioni, nel massimo, complessivamente per 600 mila euro. I trasgressori sono stati inoltre segnalati ai Comuni di residenza per il recupero dei suddetti importi.