Anche due consiglieri regionali piemontesi tra i “furbetti” del bonus Covid partita Iva
Tutti hanno restituito... ma prima avevano chiesto.
Due consigliere regionali, entrambi della Lega di Salvini, il 53enne di Rivarolo Canavese Claudio Leone e l’albese Matteo Gagliasso, ingegnere di 27 anni, sono finiti nell’occhio del ciclone nelle scorse ore per aver riscosso (e restituito, assicurano, dopo essersi resi conto del boomerang politico sull’immagine pubblica che puntualmente si sta verificando) il bonus di 600 euro concesso dallo stato per le partite Iva danneggiate dal lockdown legato all’emergenza Covid. Un contributo statale destinato ai piccoli imprenditori (con partita Iva e co.co.pro appunto) danneggiati dalla crisi economica legata alla pandemia. Non certo a chi guadagna circa 8mila euro mensili di stipendio come consigliere regionale del Piemonte. Lo riportano i colleghi di primabiella.it
Le richieste.. e le restituzioni
Leone e Gagliasso avrebbero ottenuto due mensilità (quindi 1200 euro totali) che avrebbero poi restituito all’Inps. Ma sono solo due dei 2mila amministratori pubblici che secondo le indiscrezioni avrebbero richiesto e ottenuto il bonus. I casi più clamorosi, deflagrati nelle scorse ore, sono quelli dei tre parlamentari (di cui due della Lega e uno 5 stelle) finiti nell’elenco e i cui nomi non sono ancora emersi. Smentita dall’Inps l’ipotesi di un quarto parlamentare di Italia Viva.
Claudio Leone e Matteo Gagliasso sono stati eletti per la prima volta in Consiglio regionale nel 2019. Entrambi hanno partita Iva, il primo svolge l’attività di commerciante nei settori dell’abbigliamento e della telefonia e sviluppo di reti franchising, mentre Gagliasso è un consulente immobiliare. L’aver chiesto il bonus, per entrambi, non configura alcuna violazione di legge, perchè come recita il decreto, “tutti i possessori di partita Iva, liberi professionisti e cocopro oltre ad alcune categorie di autonomi” potevano richiedere l’indennità. Era sufficiente una domanda telematica, che entrambi hanno fatto. Come la figuraccia che l’espediente, per quanto lecito, ha loro procurato.