Triangolo pericoloso

In Piemonte si trova già il 75% dei rifiuti nucleari italiani

I siti sono al centro di un triangolo delimitato da corsi d'acqua su una falda acquifera a forte rischio di alluvione. 

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Correva l'anno 2000 quando nel Vercellese, precisamente a Saluggia, si rischiò quello che Carlo Rubbia - fisico premio Nobel e allora presidente di ENEA -  definì un rischio planetario. Uno straripamento della Dora Baltea aveva infatti allagato il piazzale del sito che stoccava il 75% dei rifiuti nucleari italiani. I recenti fatti di cronaca relativi all'individuazione di un sito adatto in cui far sorgere il Deposito nazionale unico per le scorie radioattive in Italia hanno riaperto la polemica su quello che viene chiamato il "triangolo nucleare".

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Il deposito nucleare di Saluggia

In Piemonte è stoccato più del 90% dei rifiuti nucleari italiani il 75% dei quali si trova nell'impianto Eurex di Saluggia. 220 metri cubi di scorie liquide ad alta radioattività, a lato della Dora Baltea. A 500 metri troviamo una struttura ottagonale, il deposito Avogadro, che conteneva il primo reattore nucleare italiano, smontato nel 1977 e tombato in un buker di cemento. Ora qui sono custodite le barre di uranio combustibile per le centrali.

Questa mappa mostra come i due siti siano al centro di un triangolo delimitato da corsi d'acqua su una falda acquifera a forte rischio di alluvione.

Escluso dalle aree idonee per ospitare il Deposito unico nucleare italiano

Le condizioni idrologiche e geografiche hanno fatto sì che questo sito venisse escluso dalle aree potenzialmente idonee ad ospitare il futuro Deposito unico nucleare italiano. Infatti, nella notte tra il 4 e il 5 gennaio scorso, il Governo ha pubblicato l'atteso elenco dei siti papabili: sono 67, scelti secondo i criteri della guida tecnica 29.  La provincia di Vercelli è stata esclusa dalla Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito nazionale unico per le scorie radioattive. In Piemonte le due candidate sono le province di Torino e Alessandria con una decina di posti, mentre il territorio vercellese, che tra Trino e Saluggia ospita da anni circa il 75% delle scorie attualmente esistenti in Italia, è stato escluso dalla mappa.

La richiesta di intervenire

Questa decisione è stata letta come una conferma da parte di molte associazioni ambientaliste che da decenni premono affinché il nostro Paese individui un luogo “meno inidoneo” in cui immagazzinare l'ingente numero di scorie radioattive. Per quel che riguarda Saluggia, infatti, i rischi non sono pochi: in caso di alluvioni potrebbe ripetersi quanto accaduto in passato. La richiesta è di togliere il prima possibile il materiale radioattivo dalla riva del fiume.

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